Happy Father’s Day. Above the sky

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L’aeroporto, una bimba e l’attesa. Poi un signore in divisa, la bimba con le mani piccole e gli occhi spalancati quanto il cuore. Era una specie di rituale che si compiva quasi tutte le volte: il signore in divisa prendeva per mano la bimba e insieme oltrepassavano la sbarra degli arrivi. Oltre le porte c’era un grande spazio, una stanza immensa, e da lì si vedeva l’aereo, vicino per davvero, maestoso oltre la vetrata. Era lo spazio in cui via via giungevano i passeggeri appena scesi, il primo punto di contatto con la gente – perlopiù personale di terra – per coloro che, in quei tempi lì, solcavano i cieli soprattutto per lavoro. E la bimba di pochi anni appena, che finalmente era lì, felice come non mai, aveva la fortuna, grazie al suo amico speciale, di esserci per prima, di riabbracciare per prima il suo amore grande che tornava da luoghi assai lontani. Ho continuato a ricordare così le attese agli arrivi, non ho mai smesso di spalancare gli occhi davanti a un aereo, qualche volta ho anche immaginato di vederti spuntare tra la folla, oltre le porte, oltre le sbarre, proprio come allora. Tante volte mi è mancato il respiro, come quando mi sembra di vederti negli occhi della gente che in qualche modo ti somiglia. Conoscevo bene il dolore della partenza ma non è stato così l’ultima volta. Il tempo inchioda i ricordi e la vita in certi casi non insegna. Si dovrebbe tornare sempre quando si parte. Vallo a spiegare a quella bimba che non torni. Auguri amore mio ♥️

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